Data la lunghezza del percorso è
consigliabile partire presto al mattino per godersi in pieno la giornata
e la bellezza della Val Poschiavina.
Dal rifugio Bignami si procede in direzione
nord / nord-est dirigendosi verso la testata settentrionale del bacino
artificiale del Lago di Gera. Si costeggia quindi tutta la testata su
comodo sentiero e una volta giunti dalla sponda opposta di prosegue in
direzione sud. Qui si incontra il primo e incantevole alpeggio dell’Alpe
Gembrè, abitato da una cordiale e simpatica signora che in estate
produce formaggio. L’alpe è molto bello e invitante, ma più avanti ci
aspettano altri alpeggi di simile bellezza. Proseguiamo lungo il facile
sentiero con frequenti sali scendi fino a circa metà del lago
artificiale, dove poi si dovrà deviare alla nostra sinistra per
risalire. Qui il percorso è sempre guidato dal sentiero e dalla
segnaletica e si risale la ripida, ma breve, gola rocciosa ed erbosa
dove in alcuni punti si notano delle recenti frane. Giunti al termine
della breve ma faticosa gola, si giunge all’imbocco della Val
Poschiavina. Si incrocia la strada carrozzabile che proviene dalla diga
di Campomoro e si continua seguendo la strada sterrata fino a giungere
al bellissimo alpeggio della Val Poschiavina. Il posto è splendido e
merita un servizio fotografico.
Da questo punto in poi il percorso è una
bellissima passeggiata su comodo sentiero e con pendenza regolare e
dolce. Si deve percorrere tutto il vallone in direzione sud-est
superando i facili dossi erbosi che dividono in due parti la bellissima
e verdissima valle. Arrivati in testa alla valle si sale il breve ma
ripido versante nord-ovest del Passo di Canciano superando facili balzi
di roccia e lungo un sentierino scavato tra le rocce. Il passo di
Canciano segna il confine tra il territorio svizzero e quello italiano.
La continuazione del percorso segue la linea del confine in direzione
sud-ovest fino a raggiungere il piccolo laghetto alpino. Il terreno e
ghiaioso ed è evidente il recente ritiro dei ghiaggiai. Siamo al
cospetto del Pizzo Scalino e del suo piccolo ghiacciaio e poco più ad
est il Pizzo Canciano.
Si prosegue lungo la piccola piana, dove ci
sono diverse tracce di sentiero che vanno in direzioni diverse ma che
poi convergono al Passo di Campagneda. Il percorso più classico e bello
è quello che si spinge poco più a sud sfiorando il ghiacciaio del Pizzo
Scalino. Si passa quindi per sfasciumi e petraie per poi puntare per
sentiero verso il Passo di Campagneda, che può essere evitato prendendo
un piccolo sentiero che scende verso il Piano di Campagneda guadagnando
qualche minuto sulla tappa.
Il primo tratto di discesa è su facili
balzi di roccia in alcuni punti aiutato dalle catene e da alcuni gradini
metallici, fino a giungere ai bei laghetti di Campagneda. Qui il
sentiero riprende ad essere facilmente percorribile e più tranquillo. Si
attraversa tutta la piana in direzione sud-ovest costeggiando in
lontananza i piccoli laghetti della piana. Giunti in corrispondenza
dell’ultimo laghetto si trovano i cartelli sentieristici, dove è
possibile scegliere due percorsi: Il più classico e facile che scende
fino al Rifugio Runcash e poi risale al Rifugio Cristina e il più
diretto e solitario che porta sotto il versante nord-ovest del Pizzo
Scalino per giungere poi sempre al Rifugio Cristina.
Optiamo per il secondo e più diretto. Si
devia alla nostra sinistra seguendo una traccia di sentiero per verdi
prati in leggera salita e verso una costola erbosa e rocciosa in
direzione sud-ovest.
Si raggiunge il culmine della costola
erbosa e rocciosa sempre su traccia di sentiero e si ridiscende seguendo
il corso del piccolo valloncello al cospetto dell’omnipresente Pizzo
Scalino deviando via via verso ovest. Si ritorna a percorrere verdi
prati e in breve si arriva all’Alpe Prabello dove è situato il rifugio
Cristina. |